Diritti dell'uomo universali o universo degli uomini senza diritti?
Sulla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789.
Post fazione di Oreste Scalzone.
Traduzione dal francese dell'autore di L'Esprit frappeur (NSP), 9 passage Dagorno, 75020 Paris, 2004.

La  questione di ciò che, da almeno tre secoli, va sotto il nome di "diritti naturali dell'uomo" ha avuto troppa importanza nelle lotte degli oppressi per essere lasciata oggi ai professionisti dell'ideologia dei "diritti umani". La storia del movimento sociale nella Rivoluzione francese mostra come fossero giustificati, al contempo, riguardo a quei diritti, tanto il punto di vista radicale del movimento dell'autonomia proletaria rivoluzionaria, concretamente orientato all'azione pratica "espropriatrice degli espropriatori", quanto il giudizio marxiano sulle "illusioni dei pretesi diritti dell'uomo", quali storicamente proclamati nella dichiarazione francese del 1789.
Fra quei diritti c'era beninteso – solennemente riconosciuto dalle tre grandi "rivoluzioni borghesi", l'inglese l'americana e la francese – il diritto di rivoluzione. Le questioni storiche che sotto questo aspetto si pongono sboccano nella questione centrale di tutte e tre quelle rivoluzioni e della francese in particolare: la questione delle proprietà e della non-proprietà.
È dire la grande attualità, in questo inizio del XXI secolo (che vede il movimento capitalistico di espropriazione e di sradicamento delle masse proletarie mondiali procedere con ritmi e ampiezza fino ad oggi sconosciuti), è dire la grande attualità dell'esempio radicale dei senza-proprietà impegnati (sul fronte degli allora statualmente proclamati diritti naturali dell'uomo) nel movimento proletario autonomo della Rivoluzione francese. La sua storia comporta, ad una considerazione critica, tutti gli elementi di una sintesi che, se può parere bizzarra, lo deve solo alla persistente influenza intellettuale di un intero secolo di sclerosi marxista, precisamente mortale per il pensiero critico. Quella sintesi permetterebbe invece, fra l'altro, di riprendere in modo non episodico e non equivoco, fuori delle passate ideologie marxiste e paramarxiste ed antimarxiste, lo spirito e spesso la lettera dell' "umanesimo integrale" di un ramo maestro del pensiero sociale, quello stesso da cui segnatamente germogliò il vigoroso ramoscello conosciuto sotto lo pseudonimo di "giovane Marx".
Il primo scritto de Il leviatano e il terrorista è stato redatto nel gennaio-febbraio 2004, come introduzione generale (e per così dire "teorica") all'insieme del lavoro sul caso Persichetti. Prendendo le mosse da Hobbes e dal suo modello di Stato penale assoluto, il discorso intende mostrare che quel modello originario dello Stato moderno, lungi dal corrispondere ad un'epoca data e tramontata del suo sviluppo (quella che nei manuali di storia porta il nome di "epoca dell'assolutismo"), sta avendo la sua più caratteristica corrispondenza, la sua coincidenza specifica e geometrica, nelle forme occidentali contemporanee dello Stato, e fra queste non in sue particolari, degenerate e passate, forme "totalitarie", ma in quelle più generalmente normali e democratiche esistenti; che il volto delle democrazie occidentali moderne assume sempre più i tratti del volto assolutistico in senso proprio (hobbesiano) e che sempre più la loro democrazia statuale si caratterizza come democrazia assoluta, le cui forme contraddittorie trovano (in ogni caso) il punto d'unificazione e di saldatura nella dottrina e nella pratica dell'assolutismo democratico-penale integralista.
Fra queste democrazie quella italiana è esemplare, edificante. Nel caso italiano, esemplare ed edificante è poi il caso della "lotta al terrorismo". E nel caso dell'antiterrorismo, esemplare, edificante è il caso Persichetti.
Il secondo scritto ci era stato originariamente chiesto da Oreste Scalzone per la rivista Exils. Paolo Persichetti, les réfugiés italiens et l'Europe pénale ("No pasaràn!" hors série, Paris, primavera 2003), ma la sua lunghezza non ne ha permesso la pubblicazione in quella sede.
È stato redatto tra ottobre e dicembre 2002. Si trattava, nelle intenzioni di allora, di mettere i puntini sulle i della "tradizione francese dei diritti dell'uomo" (violata vergognosamente, a detta di una certa intellighenzia francese ed italiana, al momento dell'esecuzione dell'estradizione di Persichetti) risalendone alla fonte e alla storia. Argomento non certo di circostanza, anche se scritto occasionato dalle particolari circostanze.


indice del volume
Avvertenza

Il leviatano e il terrorista

"Uguaglianza dei diritti"
  • I. La dichiarazione dei diritti del 1789 e la rivoluzione della sovranità
  • II. La dichiarazione dei diritti del 1789 e la rivoluzione sociale
  • III. La Francia paese dei diritti dell'uomo?
Sviluppi
  • 1.
  • 2.
  • 3.
  • 4.
  • 5.
  • 6.
Pre testo a mo' di post fazione di Oreste Scalzone


l'autore
Claudio Ielmini