L’autrice esorta affermando che la frase che più la fa inorridire è

“Ho fiducia nella giustizia”

frase che ogni giorno sentiamo e leggiamo su tutti i media.

Nell’aprile 1969, Clara Mazzanti viene prelevata dalla casa e portata all’Ufficio Politico della Questura di Milano dove viene interrogata dal Commissario Calabresi e dalla sua squadra. Nel novembre 1969, viene arrestata e rinchiusa nel carcere milanese di San Vittore con il suo compagno, Giuseppe Norscia. La chiave che gira nella serratura della cella segna l’inizio del racconto autobiografico, incentrato sulla tragedia di chi si trova a passare, da innocente, 18 mesi della propria vita in carcere. L’illusione che si fosse trattato di un equivoco si dissolve velocemente.

Viene processata per strage come possibile esecutrice di uno degli attentati dinamitardi avvenuti nel 1969. Il processo vede incriminati, a diverso titolo, ma tutti per strage, Norscia, gli anarchici Tito Pulsinelli, Paolo Braschi, Paolo Faccioli e Angelo Pietro Della Savia; Giangiacomo Feltrinelli e la moglie Sibilla Melega sono accusati di falsa testimonianza.

I personaggi di questa storia sono tanti, il giudice Antonio Amati (ritratto in copertina) è il consigliere istruttore dell’inchiesta, Antonino Scopelliti è il pubblico ministero (morirà per mano della mafia nel 1991), Enzo Tortora il giornalista che segue più da vicino le vicende di Clara Mazzanti (resterà incredibilmente vittima di un analogo tritacarne giudiziario) e tanti altri.

Nella sezione femminile del carcere di San Vittore Clara prende gradualmente coscienza delle dinamiche e della condizione delle detenute, documentando un’epoca che precede le prime vere cronache sulle donne carcerate e ci rende partecipi, oltre che del suo calvario, di uno spaccato della società e dei costumi dell’Italia degli anni ’50 e ’60.




indice del volume

Prefazione di Paolo Morando

Presentazione

  • Meno diciotto
  • ...
  • ...
  • Zero

    Conclusioni

  • Postfazione di Ivan Norscia

    APPENDICE
  • I Lettera di Rosemma Zublena
  • II Lettera di Giangiacomo Feltrinelli
  • III Deposizione di Pietro Valpreda, 15 dicembre 1969
  • IV Rapporto Greco
  • V Articoli, documenti e immagini dell’epoca

  • l'autrice

    Clara Mazzanti

    è nata nel 1947 ad Altopascio, comune della provincia di Lucca, in cui vive. Si è diplomata al liceo classico Machiavelli di Lucca, iscrivendosi poi alla facoltà di Lettere Classiche a Firenze. La studentessa Clara verrà travolta da una vicenda giudiziaria di rilevanza nazionale e non solo. In questo suo lavoro ha trovato il coraggio di, come lei è solita dire, “sputare il rospo”, dopo una vita passata cercando di nascondere i suoi trascorsi e tentare, inutilmente, di rimuoverli. La stesura di questo libro è stata un’impresa dura, costata dieci anni di ricerche, di centinaia di documenti e fonti da esaminare, di appunti, di ricordi ormai avvolti dalla crosta del tempo, da districare, liberare e reinterpretare per metterli finalmente nero su bianco. Cinquant’anni dopo.