Clicca qui per visualizzare e/o scaricare il pdf del phamplet di Fiorenzo Angoscini dedicato a Sante Notarnicola.
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Clicca qui per visualizzare e/o scaricare il pdf (1 MB) integrale del phamplet sulla strage di Piazza della Loggia.
Il testo è corredato da fotografie in bianco e nero di Renato Corsini. In ricordo della strage di Brescia del 28 maggio 1974 Brescia, martedì 16 novembre 2010, il presidente della Corte d'Assise, Dr. Fischietti, comunica la sentenza relativa alla strage avvenuta in piazza della Loggia a Brescia il 28 maggio 1974 che causò la morte di 8 persone e più di 90 feriti. La Corte d'Assise di Brescia in base all'articolo 530 (2° comma) assolve con formula dubitativa (l'ex insufficienza di prove) cinque imputati: Pino Rauti, il teorico di Ordine Nuovo; il medico giudecchino Carlo Maria Maggi, referente per il triveneto del medesimo movimento; Maurizio Tramonte anche lui militante di Ordine Nuovo, ma sopprattutto confidente del Sid ("agiva" col nome Tritone); Francesco Delfino, l'ex capitano dei carabinieri, ed 'autore' dei primi depistamenti (dette indagini) subito dopo la strage; Delfo Zorzi, il 'giapponese' Roy Hagen (tradotto: svastica, croce uncinata) ordinovista e procacciatore, secondo l'accusa, dell'esplosivo utilizzato per il 'botto' bresciano. Vi è anche un sesto imputato, Giovanni Maifredi, deceduto durante la fase dibattimentale. Rauti, Maggi e Zorzi, a vario titolo e con diversi ruoli, erano imputati anche nell'ultimo processo per la strage alla Banca dell'Agricoltura avvenuta il 12 dicembre 1969 che causò la morte di 16 persone e un centinaio di feriti. Le stragi hanno segnato gli anni settanta, quella di Brescia è stata dimenticata meglio di altre, forse non fa più parte della "memoria" ed è diventata un fatto di cronaca locale. Il lavoro di Fiorenzo Angoscini qui allegato e scaricabile contestaluizza questo "fatto di cronaca". Ci sono vari modi di affrontare gli avvenimenti, quello più praticato è la cancellazione sbrigativa dei fatti e il conseguente rifiuto di crescere e capire, l'altro è quello di darsi criticamente e collettivamente conto del passato. In merito a quei fatti lo stato italiano si autoassolse ed "esternalizzò" con omertà e cinismo le sue responsabilità, le sue collusione e le sue complicità. "Nessun paese può sopprimere la verità e vivere bene". Premessa dell'autore Con questo modesto contributo, vorrei concorrere a togliere dal limbo della rimozione un avvenimento che ha segnato indelebilmente, oltre che quella delle vittime e dei loro parenti, la mia vita, la vita di una generazione di "sconfitti" ma non arresi, e di tutti coloro che non potranno mai essere, o diventare, insensibili ed indifferenti. Un altro, purtroppo, ancora negativo, risvolto della strage di Brescia è che, con il trascorrere del tempo, l'avvenimento bresciano è sempre più confinato nell'ambito locale. Ha scarsa risonanza nazionale o, ne ha sempre meno. [...] Raramente, ed eccezionalmente, solo qualche organo d'informazione, scritto o video-parlato, collocato nell'area della sinistra, offre ai propri lettori spunti, ricordi o riflessioni. Per cercare di rendere di più facile comprensione le ragioni e i motivi che hanno portato il 28 maggio 1974 alla strage di Piazza della Loggia a Brescia, è necessario ripercorrere i mesi di inizio anno, segnati da forti contrapposizioni politico-ideologiche. Soprattutto, a distanza di trentaquattro anni dall'eccidio, è essenziale ricordare che, dopo Portella della Ginestra, è la prima e unica volta che viene compiuta una strage, con l'assassinio di otto lavoratori, durante una manifestazione sindacale e antifascista. Nota redazionele Questo phamplet sulla strage del '74 a Brescia è rivolto a quelli che alla data dei fatti non erano ancora nati e a quelli che c'erano e hanno dimenticato gli eventi. Alla fine della lettura chi vorrà approfondire saprà in che direzione procedere. Pur nella sua brevità l'agile ricerca, precisa e puntuale, contestualizza l'accaduto, non appiattisce i fatti, non fa un calderone di tutto, mischiando il prima e il dopo. Le stragi, partendo da Portella della Ginestra (1947) e arrivando fino alla strage di Bologna (1980) tutte finalizzate a impedire qualsiasi forma di emancipazione o cambiamento fanno ormai parte della storia della cosiddetta "prima repubblica", anche se messe sullo sfondo e avviate al silenzio, non si cancellano, così come non si cancellano le risposte che hanno provocato. La "prima repubblica" finisce negli anni 1992-1994 con tangentopoli, termina perché i partiti che la componevano, DC, PSI, PCI, PRI, PSDI, PLI, MSI ecc. e le loro classi dirigenti si estinguono o si trasformano. Estinti i partiti che erano al governo e collusi con le stragi, estinti o ridimensionati i partiti che all'epoca erano all'opposizione e che si sono dati un gran da fare a elaborare teorie sui "misteri d'Italia", "opposti estremismi", "strategia della tensione", sui servizi segreti deviati, paralleli, sul doppio Stato e altro ancora (perché riuscire a pensare che in Italia lo Stato ì uno solo sembrava e sembra troppo difficile). Tutti questi esercizi di equilibrismi, di negoziazioni, di elaborazioni del lutto e autocastrazioni hanno contribuito a occultare le responsabilità politiche delle stragi. Il compito di garantire la continuitą delle istituzioni, senza mai una boccata d'ossigeno, sembra il fine ultimo di tutti i partiti. Oggi la destra, con nuove formazioni politiche nate negli anni '90, ì al governo. Uno dei suoi compiti sarà ancora quello di garantire la continuità delle istituzioni, dalla monarchia al fascismo, dalla Repubblica Sociale Italiana alla "seconda repubblica", ridimensionare il periodo della Resistenza in quanto fenomeno di rivolta e "guerra civile", e preparare il paese a nuove avventure. Le stragi degli anni '70 hanno già una verità storica grazie all'esistenza di un movimento e a un'opposizione dal basso, troveranno anche una verità giudiziaria? Per quella di Brescia questa possibilità non si è ancora chiusa, per tutte le altre non c'è più nulla da fare. Concludiamo ricordando che: «Nessun paese può sopprimere la verità e vivere bene». | |
indice del volume |
Nota editoriale
Premessa dell'autore
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l'autore |
Fiorenzo Angoscini, giornalista pubblicista (dal 1987) ha realizzato articoli per diverse riviste e fogli di movimento, ha collaborato con quotidiani locali della provincia di Brescia e di Mantova e con riviste specializzate di zootecnica e agricoltura.
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