La Memoria e l'oblio di Roberto Silvi è un breve romanzo autobiografico che descrive scenari di trent'anni fa, che come un album di famiglia destano forse una naturale nostalgia in chi ha direttamente vissuto quell'epoca, ma sono un documento prezioso per coloro ai quali le situazioni descritte appaiono nella novità della scoperta. Ma il cuore di questa eredità è forse costituito dall'omaggio ad Albert Camus, Shakespeare e il ciabattino, in cui Silvi riflette sul saggio L'uomo in rivolta dell'autore francese giungendo a propendere per una continua incessante rivolta invece che una rivoluzione che stabilisca una volta per tutte un nuovo ordine definitivo.

Viene da chiedersi se questa rivolta di cui parlano Silvi e Camus non sia infin dei conti la vita stessa.


Prefazione di Fred Vargas*

Può sembrare strano al lettore che una prefazione al testo di Roberto Silvi La memoria e l'oblio venga scritta da un'autrice francese di romanzi polizieschi, che non ha vissuto gli "anni di piombo", e conosce l'Italia solo di passaggio. Occorrerebbe, mi dico, che per essere all'altezza del compito, e per commentare le parole delicate di Roberto, i miei occhi avessero visto come i suoi il torrente che sommerse l'Italia e la sua gioventù politicizzata negli anni settanta.
Personalmente non ho potuto vedere questa ondata: ero troppo giovane anche solo per trovarmi fra coloro che, a Parigi, erano al corrente degli avvenimenti italiani del periodo. Non sono stata al corrente di tali eventi, passati sulla mia testa, e tuttavia, ora, al tavolo di lavoro, assorbita dal testo di Roberto, mi accingo alla sua prefazione. Onorata dalla sua richiesta e intimidita dalla Storia, mentre avanzo con precauzione come se non mi sentissi legittimata a scrivere queste righe. Ma c'è in realtà un'eccellente ragione per farlo. Se è vero che non non ho vissuto alcun momento degli "anni di piombo", però conosco Roberto. Ecco perché ora scrivo del suo libro.
Roberto ed io non abbiamo parlato molto a lungo degli anni passati e della situazione italiana, lui non mi insegna la storia, non mi racconta il passato. Indubbiamente parliamo di politica, di quella attuale più che di quella passata. Naturalmente noi ci occupiamo del suo amico Cesare Battisti**, ma tra una frase e l'altra godiamo del piacere di stare insieme sulla terrazza all'aperto di un caffè. Roberto sorride molto e i suoi occhi si illuminano. Incrocio il suo sguardo, sorrido con lui e non sappiamo esattamente per quale motivo. È una manifestazione di comprensione reciproca, senza dubbio di intesa. Con estrema dolcezza Roberto invita al rispetto, alla comprensione degli altri, al rigore delle opinioni, sempre a un livello di grande levatura e nobiltà.
La memoria e l'oblio è conforme alla sua immagine, nel descrivere con grazia e armonia, senza sotterfugi, ambagi, anche avvenimenti cruenti. Non si tratta di una lezione di storia, nè di una giustificazione, nè di un manifesto. Non è un'espressione di vendetta, un atto di collera, uno sfogo di amarezza. Tantomeno si tratta di "souvenirs", e neppure di una qualche edulcorazione o abbellimento dei fatti accaduti.
Il narratore è imprigionato a vita e la sua memoria è costellata di morti: amici freddati da armi da fuoco, smembrati dai loro stessi esplosivi, suicidi. Giovani che corrono, ognuno a modo suo, verso il proprio destino, precipitandosi incontro al fato, al corso della storia che pare loro avanzare troppo lentamente. Roberto Silvi nel suo scritto non nasconde alcun particolare dell'ebbrezza e dell'implacabilità di questi anni. E, tuttavia, non si resti sconcertati se la sua scrittura è delicata, nel senso che sa cogliere le situazioni, senza ferire e senza forzature. Come nei casi in cui giunge a penetrare gli aspetti più segreti, fragili, dei diari intimi.
È dunque un testo disarmante sulle armi, attraverso il cui percorso l'autore ci guida con sensibilità e precisione, discrezione e verità, delicatezza e autenticità...
In compagnia del narratore torniamo indietro, verso la sorgente del fiume di avvenimenti. Un percorso a ritroso fino alla sorgente vivace e tumultuosa. Giochi di ragazzi, passioni di infanzia, si mescolano negli allegri gorghi della sorgente. Poi si inverte il cammino, si ripercorre la corrente verso valle, costeggiando, ora, questo fiume che ingrossa tumultuoso, amplifica il fragore dei flutti, mischia i colori e soprattutto trascina i suoi viaggiatori verso lo sbocco funesto.
Alla fonte sovrabbondanza di vita, all'estuario rapide mortifere. A monte un corso d'acqua allegro, a valle fatale.
Fra questi due poli il fiume scorre inesorabilmente. Silvi ne rende tangibile la portata, la massa, l'ampiezza, il peso; ma al contempo ci mostra nel cavo della sua mano ciascuna delle goccioline che lo compongono. Un andirivieni vorticoso di generale e particolare, movimento della Storia e degli esseri che navigano insieme ad essa, protagonisti che cominciano a rendersi conto che non potranno raggiungere gli argini del flusso inarrestabile.
Ci sono coloro che accettano, coloro che si identificano con l'acqua, quelli che temono di perdere l'amore, quelli che àncorano i loro sguardi alle rive, quelli che corrono verso la vittoria, poi chi riconosce la sconfitta, e chi si sacrificaŠ Francesco, Sergio, Flavia, Alberto, StefanoŠ Sergio e il suo cane Uaglio ­ e chi darà da mangiare al suo cane, se...?
Questo "se", sovrasta gli animi, con esso ciascuno intrattiene una discussione sotterranea, che mormora continuamente nel sottosuolo degli atti compiuti. "se"?
Con e malgrado questo "se"? il fiume avanza e con esso avanzano gli esseri umani. I rapporti di forza, i test di capacità operativa, le amicizie, i sospetti, gli amori, i sussurri della rivoluzione. E insieme gli inquieti, gli impazienti, i prudenti, gli agguerriti. Gli enigmi di ciascuno. La loro complicità che lega tutti - unanimità che naviga su questa corrente che accelera, inizia a scorrere più in fretta della vita stessa.
Più veloce? Ma esiste una velocità peculiare alla vita? Cosa intende dire Silvi, raccontando un quotidiano troppo lento, sul quale spingono le masse dei giovani affinché vada più in fretta, mentre la sua rapidità, al contempo, stronca le loro gambe? Questo fiume ha velocità disparate, discontinue. Lo vediamo passare in queste pagine, brutalmente, con le sue pause sotto il sole, i meandri abituali, i gorgoglii, le piene improvvise, trascinare le sue impazienze e i suoi densi interrogativi che non affondano, tuttavia, le ultime domande ansiose di Sergio: "Chi si occuperà del cane?". Con l'avventura politica italiana, si è aperta un'inquietante riflessione sui ritmi e i contenuti del tempo.

Parigi, marzo 2008.
(adattamento di E.G.)


* Fred Vargas pseudonimo di Frédérique Audoin-Rouzeau, ricercatrice di archeozoologia presso il CNRS (Centro Nazionale Francese per le Ricerche Scientifiche) ed esperta in medievalistica, nota autrice francese di romanzi polizieschi, molti dei quali tradotti in italiano dall'editore Einaudi. La scrittrice ha inoltre curato il testo La Vérité sur Cesare Battisti, Viviane Hamy, 2004 e ha scritto la postfazione all'ultimo libro di Cesare Battisti Ma cavale, Grasset/Rivages, Parigi, 2006.

** Cesare Battisti, originario di Sermoneta in provincia di Latina, si dedica dai primi anni '70 alla lotta politica nell'area della sinistra extraparlamentare. Si trasferisce a Milano e con un gruppo di amici dà vita a una formazione che pratica la lotta armata, i Proletari Armati per il Comunismo (PAC). Nel 1979 Battisti viene arrestato nell'ambito di un'operazione antiterrorismo di vaste proporzioni e detenuto nel carcere di Frosinone, a seguito di un'istruttoria che si basa sulle dichiarazioni di alcuni pentiti. Il 4 ottobre 1981 Battisti riesce ad evadere e a fuggire in Francia. Per circa un anno vive a Parigi, poi si trasferisce in Messico dove inizia a scrivere. Durante la sua latitanza messicana i giudici italiani lo condannano in contumacia all'ergastolo perché giudicato responsabile di quattro omicidi e varie rapine. Nel 1990 torna a Parigi. Nella capitale francese frequenta la comunità dei latitanti italiani. Continua a scrivere e traduce in italiano racconti di autori francesi. Poco tempo dopo viene però arrestato a seguito di una richiesta di estradizione del governo italiano. Nell'aprile 1991, dopo quattro mesi di detenzione, la Chambre d'accusation di Parigi lo dichiara non estradabile e lo rimette in libertà. Nel 1993, Gallimard pubblica nella Série Noire il suo romanzo Travestito da uomo. La sua attività letteraria prosegue con libri in cui espone la sua analisi sull'antagonismo radicale, il più significativo dei quali è Orma rossa. La magistratura italiana richiede nuovamente la sua estradizione, che viene concessa dalle autorità francesi il 30 giugno 2004. Il Consiglio di Stato francese e la Corte di Cassazione, con due successive decisioni, autorizza la consegna di Battisti alle autorità italiane. Cesare Battisti si rende latitante, e fa perdere le sue tracce. Venne arrestato a Copacabana, in Brasile, il 18 marzo 2007, e attualmente è detenuto in Brasile. Nella sua lettera più recente, spedita dal carcere ai magistrati, nel febbraio 2009 (il testo redatto in portoghese è stato tradotto e messo in rete da Fred Vargas), Battisti ha ribadito ogni estraneità ai delitti contestatigli. Si è definito "capro espiatorio", usato da pentiti accusatori per scaricare le loro colpe reali. Dopo avere ammesso la sua partecipazione a numerosi "espropri" e ad attività extralegali (non connesse ai PAC), precedenti ai fatti di cui è accusato, Battisti ha dichiarato il più totale disaccordo nei confronti dei fatti di sangue. Ha quindi affermato che il procuratore antiterrorismo dell'epoca, Armando Spataro, avrebbe fatto torturare i pentiti, per estorcere loro confessioni utili all'inchiesta. Infine, ha sottolineato di avere lasciato i PAC già nel giugno 1978, per gravi dissensi sulla linea operativa del gruppo armato. L'affaire Battisti, che ha scatenato una tempesta diplomatica tra Italia e Brasile, avrebbe dovuto risolversi entro l'aprile 2009. A causa di continui rinvii l'udienza definitiva riguardante la sua estradizione non ha ancora avuto luogo; a luglio 2009 l'esito è incerto, nonostante che il ministro della giustizia brasiliano Tarso Genro ne abbia riconosciuto lo status di rifugiato politico e quindi la non estradabilità.
Quale che sia l'esito di questo "intrigo internazionale", è evidente come a livello europeo, con rare eccezioni, gli esponenti politici non "pentiti" e "collaborativi" di alcuni gruppi armati, considerati "sanguinari", continuano ad essere merce di scambio, di ricatto, o vittime imperdonabili di una punizione senza fine.
Lo dimostra nella Francia dei "diritti umani" il caso di Jan Marc Rouillant, esponente di Action Directe, sopravvissuto a 25 anni di prigione, uscito in semilibertà dal 17 dicembre 2007 al 2 ottobre 2008. e nuovamente incarcerato per un'intervista sgradita al potere. Il suo caso è ancora più incredibile e scandaloso in quanto risulta da recenti mozioni di libertà e da reiterate denuncie che il detenuto Roulliant è affetto da una rara malattia tumorale che non può essere curata in carcere e che l'istituzione penale-penitenziaria non permette di curare in centri sperimentali esterni alla prigione. Ironia o dramma della sorte questo tipo di cura non convenzionata sarebbe considerata nei confronti del detenuto ("trasformato in cavia") una sorta di accanimento terapeutico contrario ai suoi diritti umani.


indice del volume
Presentazione di Fred Vargas ­ francese/italiano

La memoria e l'oblio

Capitolo I
  • Alberto
  • Flavia
Capitolo II
  • Il Vomero
  • Sergio
Capitolo III
  • La festa
  • Patrizia
  • Firenze
Capitolo IV
  • Alberto
Approfondimenti
  • La strage di Brescia
  • Lotta Continua
  • I Nap
  • Giuseppe Romeo (Sergio)
  • Alberto Buonoconto
  • Pac
Shakespeare e il ciabattino di Roberto Silvi

Rivolta e rivoluzione in Albert Camus di Raffaele Russo

Commiato


l'autore
Roberto Silvi, nasce il 31 maggio del 1952 a Napoli dove vive fino al 1977. Consegue il diploma di perito chimico presso l'Istituto Tecnico Leonardo da Vinci e si iscrive alla Facoltà di Scienze presso l'Università Federico II, ma interrompe gli studi al terzo anno a causa del suo crescente impegno nell'attività politica. Si trasferisce a Milano nel 1977 e vi resta fino al 1982. Per sfuggire ai procedimenti giudiziari a suo carico dovuti al suo coinvolgimento nel ciclo della lotta armata, si rifugia in Francia, dove rimane dall' '82 al '92. A Parigi riprende gli studi, insegna Italiano e studia Letteratura e Linguistica Comparata di italiano e francese. Dopo l'insorgere di una paralisi progressiva, malattia mai precisamente diagnosticata, rientra in Italia nel '92 per scontare la sua pena detentiva (tre anni) rimanendo in carcere un'anno e mezzo e scontando l'altra metà come lavoro esterno a causa del suo stato di salute. In seguito divide il suo tempo tra Napoli e Parigi dove si trasferisce definitivamente nel 2000.
Traduce il libro di psico-meccanica del linguaggio di Gustave Guillaume Principi di linguistica teorica, Liguori, Napoli, 2000. Con Cecilia Calvi scrive il testo drammaturgico Le ragioni dell'altro, Colibri, 2004.
Muore a Parigi il 1 aprile del 2008.